
La scrittura
Ho perso l’udito da un orecchio da piccola, quindi avevo molte difficoltà. Ho iniziato molto presto a leggere, allora ho pensato quando sarò grande scrivo il mio libro… Io ho il vizio della scrittura, un vizio bellissimo, una cosa meravigliosa… L’uso delle parole. (1)
Da bambina, io ero l’ultima di quattro fratelli, ero malaticcia, mi sentivo come messa da parte, come se dovessi farmi accettare. Io sento la metà di quello che sentono gli altri e non sento se mi parlano dalla parte sbagliata, questo ha influito certamente sul fatto di scrivere. Intanto perché mi ha abituata sin da piccolissima a cogliere con gli occhi quello che non coglievo con le orecchie, quindi io ho una grande attenzione, una grande osservazione degli altri. Poi anche la difficoltà di prendere parte alle conversazioni, anche quando ero bambina o ragazzina, non potevo sempre dire “Che cosa?” “Che hai detto?”. Quindi mi ha portata a chiudermi in me stessa, a leggere molto e a voler parlare anch’io, a scrivere, così qualcuno a un certo punto mi avrebbe letta. Già allora a 9-10 anni ero molto portata a scrivere e poco alla conversazione. Il mio desiderio di scrivere era visto con ironia, “ma quali sono le pretese di questa ragazzina!” quindi lo facevo quasi di nascosto per non essere presa in giro dai fratelli. Anche se poi mio padre mi regalò una macchina da scrivere, un regalo che ho avuto solo io. (2)
Mi è sempre piaciuto scrivere. Fin da bambina ho avuto questa predilezione. Ti danna e ti salva. (E’)Una parte di me, necessaria come gli occhi o le mani. (3)

La letteratura
La grande scoperta è stata Proust, La strada di Swann. È come se si fosse spalancato un sipario e io sono passata di là. Ho capito come si poteva guardare il mondo intorno. Questa è stata una scoperta per me straordinaria, perché oltre ad alimentare la fantasia, il desiderio di esprimermi, mi ha dato anche un contatto con quello che c’è intorno a noi, che cosa puoi esprimere. Perché in fondo Proust non è che racconti niente di straordinario, ma è la maniera di raccontarlo. Quello per me è stata la vera rivelazione dell’adolescenza, è quello che mi ha fatto pensare che non avrei voluto far altro che scrivere nella mia vita. (4)
(La letteratura è) La vita che non finisce. La vita perenne attraverso i libri. Uno scrittore, come Proust, o Joyce, o Stendhal muore, ma i suoi romanzi lo tengono in vita accanto a te. Senti il suo respiro. (5)

Il mio primo libro
Ho avuto molte difficoltà a pubblicare il primo libro, era la fine degli anni Sessanta, l’inizio dei Settanta, anni in cui si pubblicavano poco le donne. Poi era difficile se uno non era dell’ambiente letterario riuscire a pubblicare. Quando ho pubblicato il mio primo libro avevo già scritto il secondo, La porta dell’acqua. Credevo molto in me stessa. (6)

Le strade di polvere
Sarà il libro che cambierà la mia vita, ma contrariamente a quello che uno si aspetta, il suo successo mi toglierà quella cieca fiducia in me stessa di quando non ero “nessuno”. E potevo aspirare a essere “tutto“. (7)

Gli incontri fondamentali

Peppe Loy
Tra le persone che hanno inciso nella mia vita… la persona che ho sposato, che scriveva poesie e che era anche un fotografo molto bravo, lui era anche un appassionato di letteratura. Non solo mi ha aperto a questi orizzonti sui poeti italiani, da Ungaretti, Saba, Quasimodo, tutta la poesia moderna, ma anche alla letteratura francese, americana. (8)
Un ragazzo. Che si staccava dalla fauna che frequentavo. Credeva nei valori del comunismo. Si occupava di fotografia e di cinema. Si chiamava Peppe, era il fratello di Nanni Loy. Ci mettemmo insieme nel 1949. Mio padre provò ad ostacolare in tutti i modi la relazione. Convinto che le sue idee avrebbero portato scompiglio.
Ma alla fine ce la facemmo. Ci sposammo nel 1955. Siamo stati insieme fino alla sua morte, nel 1981. L’ho amato e l’ho tradito. Ma a lui debbo la mia quiete e la mia forza. A lui debbo i miei quattro figli. A lui che non ha mai chiesto niente debbo molto”. (9)

Cesare Garboli
Se devo pensare a persone molto importanti nella mia vita, devo pensare a Cesare Garboli, anche delle volte con degli scontri caratteriali molto forti e dolorosi, però sicuramente è stato uno che mi ha aperto dei nuovi orizzonti.(10)
Letterariamente Cesare mi diede quasi tutto. Leggeva quello che scrivevo. Si arrabbiava se non ero d’accordo su certe soluzioni. Discutevamo e spesso aveva ragione. (11)
Ci fece incontrare La bicicletta, il mio primo romanzo. Nel 1974 era uscito un estratto su “Paragone”, lui lo lesse e ne parlò con Natalia Ginzburg, che adorava Cesare e teneva in gran conto il suo giudizio. Come scrittrice gli devo molto. Poteva anche offendere, sempre con quel suo modo esuberante: ma cos’è questa porcheria?, cosa ti è venuto in mente, devi rimetterci le mani… (12)
Natalia Ginzburg

Un’altra persona che è stata molto importante per me è stata Natalia Ginzburg, lei mi ha insegnato parecchie cose, molto mi ha fatto capire. E poi è strano, le persone che contano nella vita, lì per lì uno non afferra la loro importanza, sembra che sia tutta una cosa che si mescola al resto. Poi invece quando il resto lentamente decade, allora uno si ricorda esattamente quell’insegnamento che lì per lì uno magari non voleva neanche accettare, e poi invece era molto importante. (13)
Eravamo due amiche, con un rapporto di grande confidenza. La sua saggezza era sempre lì per me, sapevo che sarebbe bastato tendere la mano e me I’avrebbe data… Lei era umanamente intelligente, molto capace di capire ma anche molto dura. Devo confessare che la sua durezza mi ha ferito più volte. Natalia era una persona di grandissima educazione. Era qualcosa che aveva nel sangue, veniva da una grande razza, da una grande civiltà familiare. Lei poteva ferire, ma questo non era mai nelle cose pratiche, semmai era un velato rimprovero che riguardava la sfera morale o intellettuale… Aveva un altissimo senso della giustizia, che andava a scapito della pietà e quindi le dava molta durezza… Su questo abbiamo avuto dei contrasti molto forti, però lei mi ha insegnato qualcosa. Per esempio la forza che viene dalla giustizia, che è legata all’integrità. Noi abbiamo quasi completamente perso il senso dell’integrità, della coerenza profonda…
I piemontesi non sono italiani. Sono piemontesi e basta… A un certo punto della mia vita, ho riscoperto queste radici nel
bene e nel male. E certamente le ho ritrovate anche in Natalia. Questo probabilmente ci ha dato affinità istintive del tutto inconsapevoli… Natalia era una donna piena di pudore e di riserbo. Anche per questo andavamo d’accordo. (14)

Note
1) Maurizia Morini, Intervista a Rosetta Loy, “La Clé del Langues” 23-29.5.2001.
2) Daniela Fornaciarini, Intervista a Rosetta Loy, Rete Due, RTSI, 2008.
3) Antonio Gnoli, Rosetta Loy, Nella mia vita ho amato due uomini e la letteratura, “La Repubblica”, 6 Marzo 2016.
4) Rai Cultura 12, 2018.
5) Antonio Gnoli, op. cit.
6) Rai Cultura 12, 2018.
7) Giorgio Ghiotti, “Il Manifesto”, 4.10.2022.
8) 9) 10) Rai Cultura 12, 2018.
11) Antonio Gnoli, op.cit.
12) Simonetta Fiori, Di Garboli mi mancano anche le urla, “La Repubblica”, 17.4.2015.
13) Rai Cultura 12, 2018.
14) Annamaria Guadagni, “L’unità”, 11 febbraio 1996.

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