NOTA BIOFILMOGRAFICA

in A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri

NOTA BIOFILMOGRAFICA

Nato a Milano il 9 aprile 1933, ma cresciuto a Torino, dove la famiglia si era trasferita, Gian Maria Volonté nutre, sin da giovanissimo, un vivo interesse per il teatro, e vi si accosta lavorando, sedicenne, come segretario della compagnia teatrale itinerante “I carri di Tespi”. A Roma entra all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, dove si diploma nel 1957. In seguito recita in teatri come il Sant’Erasmo a Milano, lo Stabile di Trieste, dove peraltro frequenta il teatro off “La Cantina”. Raggiunge la popolarità grazie alla televisione, con un adattamento di Saul di Alfieri, in cui Volonté recita nei panni di David, con Salvo Randone, ma più ancora con L’idiota di F. M. Dostoevskij, in cui interpreta Rogožin, a fianco di Giorgio Albertazzi (programmato su RAI 1 nell’autunno del 1959). Nel 1960 Volonté ha l’occasione di entrare in contatto, a Roma, con la compagnia degli Attori Associati – che privilegia una pratica teatrale che si richiama ai fatti di cronaca – composta, tra gli altri, da Ivo Garrani, Enrico Maria Salerno e Giancarlo Sbragia. Collaborerà per due stagioni, in particolare nello spettacolo Sacco e Vanzetti (1960), diretto da Giancarlo Sbragia, dove interpreta Nicola Sacco.

Parallelamente al teatro, cui fa spesso ritorno, si unisce anche al Teatro di Strada (Flavio Bucci), è regista di due documentari, La tenda in piazza e Reggio Calabria, che documentano il suo impegno politico e attivismo. È il brigadiere Graziano in Io ho paura (1977) di Damiano Damiani.

ne I senza nome (1970) di Jean-Pierre Melville

Nel cinema, esordisce in un ruolo secondario nella pellicola di Duilio Coletti, Sotto dieci bandiere (1960) in cui, sul set, fa la conoscenza di Giuliano Montaldo e Carlo Lizzani. Il passo successivo avverrà due anni più tardi, è il sindacalista Salvatore Carnevale ne Un uomo da bruciare (1962) di Paolo e Vittorio Taviani. Nel 1964 (con lo pseudonimo di John Welles) è il bandito di Per un pugno di dollari  e l’anno successivo recita in Per qualche dollaro in più entrambi diretti da Sergio Leone. È regista, a teatro, de Il Vicario di Rolf Hochhuth, testo riguardante il silenzio della Chiesa e di Papa Pio XII, in tema di deportazioni ebraiche. A Roma, la rappresentazione sarà interrotta dall’irruzione della polizia, il 13 febbraio 1965. Lo spettacolo sarà successivamente presentato a Firenze e in altre città italiane. Nel 1965 con L’armata Brancaleone di Mario Monicelli interpreta l’unico ruolo comico del suo percorso attoriale. Fa la conoscenza di Elio Petri con cui avvierà una proficua collaborazione, con A ciascuno il suo (1967) – Nastro d’argento per la migliore interpretazione – , Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970), La classe operaia va in Paradiso (1971) e Todo Modo (1976).

con Carla Gravina ne I sette fratelli Cervi (1968) di Gianni Puccini

Un altro incontro importante nella carriera di Volonté è quello con Carlo Lizzani, che lo dirige in Svegliati e uccidi (1966)e in Banditi a Milano (1968), e da ultimo L’amante di Gramigna (1969). Lungo gli anni settanta si consolida l’interesse da parte di Volonté verso un cinema di impegno civile. Lavora con Giuliano Montaldo in Sacco e Vanzetti (1971) e in Giordano Bruno (1973). Con Francesco Rosi, dopo Uomini contro (1969) è il protagonista nel Caso Mattei (1972), in Lucky Luciano (1973), in Cristo si è fermato a Eboli (1979) e avrà ancora occasione di collaborare nel film Cronaca di una morte annunciata (1987).

L’inizio degli anni ottanta, dopo un forzato ritiro dalle scene per ragioni di salute, lo vede impegnato a teatro in un adattamento schnitzleriano del Girotondo (ottobre 1981), insieme a Carla Gravina.

Ritorna al cinema, dopo la malattia, con La morte di Mario Ricci (1983) dello svizzero Claude Goretta, con cui ottiene la Palma d’oro come migliore interprete. Cinque anni più tardi collabora con André Delvaux ne L’opera al nero (1988), tratto da Marguerite Yourcenar. In Italia lavora con Giuseppe Ferrara nel Caso Moro (1986, Orso d’argento, a Berlino, come migliore interprete)con Gianni Amelio in Porte aperte (1990, David di Donatello come migliore attore protagonista), con Carlo Vanzina (Tre colonne in cronaca, 1990) e con Emidio Greco in Una storia semplice (1991) con cui firma la sua ultima pellicola italiana. A Venezia, la Mostra del cinema nel 1991 lo premia con il Leone d’oro speciale alla carriera.

Gira, in America Latina, Funes, un gran amor (1992) di Raoul de la Torre e Il tiranno Banderas (1993) di José Louis Garcia Sanchez. Torna al teatro a Velletri dove con Angelica Ippolito allestisce Tra le rovine di Velletri, tratto dal libro-diario di Padre Laracca. Successivamente, nel 1994, collabora alla versione italiana del filmato dedicato all’opera Il canto sospeso che Luigi Nono aveva composto nel 1956 in memoria dei morti della Resistenza in Europa. Inizia le riprese del nuovo film di Theo Anghelopoulos, Lo sguardo di Ulisse, ma morirà sul set del film, il 6 dicembre 1994 a Florina, in Grecia.

Nei Senza nome di Jean-Pierre Melville (Studio Canal)

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