
Foto di Viviana Nicodemo
Da SOMIGLIANZE (1976)
LA LUCE SULLE TEMPIE
Che strano sorriso
vive per esserci e non per avere ragione
in questa piazza
chi confida e chi consola di colpo tacciono
è giugno, in pieno sole, l’abbraccio nasce
non domani, subito
il pomeriggio, i riflessi
sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni
vicino alle unghie rosse
coincidono con le frasi
questa è la carezza
che dimentica e dedica
mentre guarda dentro la tazzina le gocce
rimaste e pensa al tempo
e alla sua unica parola d’amore: “adesso”.

Milano, Luna Park delle Varesine, anni settanta
Da MILLIMETRI (1983)
ORA C’E’ LA DISADORNA
Ora c’è la disadorna
e si compiono gli anni, a manciate,
con ingegno di forbici e
una boria che accosta
al gas la bocca
dura fino alla sua spina
dove crede
oppure i morti arrancano verso un campo
che ha la testa cava
e le miriadi
si gettano nel battesimo
per un soffio.
Da TERRA DEL VISO (1985)
TI BENDERAI?
Ti benderai? Io sono salito con la sciarpa
sugli occhi, ho graffiato i mattoni. Il muro
ha molte crepe, ma non temere, non devi temere:
salirai tra i rampicanti, i fratelli rampicanti.
È altissimo, quassù. Ti benderai? Io sono salito
in pochi minuti, guarda, ho le unghie insanguinate
e ti aspetto vicino all’antenna, non temere.
Ti benderai? Togli il cappotto, presto, accendi
i fiammiferi, metti la pannocchia in tasca.
Guarda, la mangeremo quassù, la bruceremo. Non
temere più, togli il cappotto. Guarda, so volare!
Da DISTANTE UN PADRE (1989)
TELEGRAMMA
La finestra è rimasta come prima. Il freddo
ripete quell’essenza idiota di roccia
proprio mentre tremano le lettere di ogni parola.
Con un mezzo sorriso indichi
una via d’uscita, una scala qualunque.
Nemmeno adesso hai simboli per chi muore.
Ti parlavo del mare, ma il mare è pochi metri quadrati,
un trapano, appena fuori. Era anche, per noi,
l’intuito di una figlia che respira
nei primi attimi di una cosa. Carta per dire
brodo e riso, mesi per dire cuscino. Gli azzurri mi chiamano
congelato in una stella fissa.

Foto di Viviana Nicodemo
Da BIOGRAFIA SOMMARIA (1999)
Milano lì davanti, lì davanti
come un’idea a perpendicolo
o uno sbocco di sangue
nel centimetro più lungo tra le tempie
guardiamo i pianeti della fortuna,
le scatolette che ci danno un confine
finché una strada ci conduce
nel colloquio straniero
mendicanti di hotel
con l’idea e lo scisma nell’idea.
Da TEMA DELL’ADDIO (2005)
Il cancello si apriva, erano le undici,
venivi qui ogni sera, varcavi il limite
del dolore e riposavi su un’intatta
panchina, riposavi ed eri l’arcadia
delle tue mani, quell’essere ombra, quel
luogo senza età.
Da QUELL’ANDARSENE NEL BUIO DEI CORTILI (2010)
È tardi
nettamente. La vita, con il suo
perno smarrito, galleggia incerta
per le strade e pensa
a tutto l’amore promesso.
Cosa attende da me? Dove batte
il cuore dei perduti? È questa
la meta misteriosa
di ciò che vive?
La casa si allontana
dai soggiorni, tutto
è consegnato all’evidenza
della fine, tutto è sfuggito…
…ma la sillaba
che stringeva la gola
è questa.

Foto di Viviana Nicodemo
Da INCONTRI E AGGUATI (2015)
“Sarai una sillaba senza luce,
non giungerai all’incanto, resterai
impigliato nelle stanze della tua logica”
“Sarai la crepa stessa
delle tue frasi, una recidiva,
una voce deportata, l’unica voce
che non si rigenera morendo”
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