CLAUDE SAUTET, “ UN REGISTA FRANCESE, FRANCESE, FRANCESE…”

di Luisa Ceretto

 

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Claude Sautet

“Claude Sautet, l’uomo meno frivolo che conosco e la cui scontrosa serietà me lo fa avvicinare a Charles Vanel, essendo ambedue nella mia immaginazione dei capi-boscaioli capaci di strappare di mano l’accetta a uno sfaticato per mostrargli come si possa abbattere cinque alberi in un’ora. Claude Sautet è testardo, Claude Sautet è selvaggio, Claude Sautet è sincero, Claude Sautet è possente, Claude Sautet è francese, francese, francese….” (François Truffaut)

 Claude Sautet ha segnato profondamente con la sua personalità il cinema francese. Una carriera cinematografica che ha inizio negli anni cinquanta, come assistente alla regia  e successivamente come regista e sceneggiatore, per oltre quarant’anni. Un percorso singolare, che conduce spesso Sautet in Italia, a collaborare con vari sceneggiatori, a condividere un metodo di lavoro di scrittura a più mani, entrando in contatto con registi degli anni d’oro del cinema italiano, anni in cui, poteva trattarsi di commedie, di polizieschi come di film in costume, la produzione nostrana toccava livelli mai raggiunti fino ad allora, coniugando qualità artistica e successo di pubblico. E’ intorno agli anni sessanta, infatti, che si avviano importanti co-produzioni italo-francesi.

Claude Sautet è un regista poco prolifico, sono solo tredici le regie realizzate dal 1959 al 1995, da Classe tous risques (Asfalto che scotta) a Nelly et Mr Arnaud. Dopo essersi cimentato nel noir, a partire dai primi anni Settanta si rivela un finissimo osservatore della coppia, con pellicole permeate da tematiche quali l’amicizia, il tempo che passa, l’amore, con una particolare attenzione all’incertezza dei rapporti sociali e affettivi. Fuori dai clan e dai cenacoli parigini, la sua opera per un tempo piuttosto lungo resta sommariamente confinata al cinema di genere e stenta a trovare il riconoscimento che le spetta.  Sautet è un grande inventore e conoscitore del mezzo cinematografico, fautore di un cinema classico, con un vero talento per la direzione degli attori. Romy Schneider, Michel Piccoli, Lea Massari, Ottavia Piccolo, e prima ancora Lino Ventura, Yves Montand, il più francese degli attori italiani, Jean-Paul Belmondo, Claude Brasseur, Gérard Depardieu, Sandrine Bonnaire, Umberto Orsini, Serge Reggiani, André Dussollier, Emanuelle Béart, Daniel Auteuil, Michel Serrault, attori di fama internazionale, che danno corpo a personaggi indimenticabili, a donne amate o infelici e uomini affascinanti o detestabili, amici, nemici, amanti, madri, personaggi introversi, cupi, disperati, coraggiosi. Agli inizi degli anni novanta, Claude Sautet  con Un cuore in inverno, storia dell’ineffabile rapporto fra un liutaio e una violinista, Leone d’argento alla quarantanovesima edizione della Mostra del cinema di Venezia, ha ottenuto, seppure tardivamente, il dovuto riconoscimento di critica e di pubblico a livello internazionale. Lo avevamo incontrato nel corso di un soggiorno a Bologna, nel 1997, in occasione di una retrospettiva dedicatagli dalla Cineteca, all’indomani dell’uscita di quella che sarebbe stata la sua ultima pellicola,  Nelly et Mr Arnaud (1995). Claude Sautet sarebbe difatti scomparso di lì a poco, nel luglio del 2000.

Pubblichiamo l’intervista inedita.