“Ma che ne potete sapere di una puttana che si è mangiata il cuore?” È “Veronica, meretrice e scrittora” che, dal lazzaretto, si rivolge a Dio in questi termini dalla penna di Dacia Maraini: uno dei suoi personaggi teatrali più belli, donna in senso pieno, cortigiana veneziana del Rinascimento che vive d’amore, passione e scrittura. Una delle tante protagoniste a tutto tondo cui la scrittrice ha dedicato il proprio teatro:
come Maria Stuarda, Clitennestra, Charlotte Corday, Santa Caterina da Siena, “Camille” – all’anagrafe Claudel, scultrice, amante di Rodin e sorella del poeta Paul, che insieme alla madre la fece internare e morire in un manicomio senza fondati motivi -. Lo scarto tra il cuore delle donne e la cruda realtà è poetica ricorrente nella copiosa produzione teatrale di Dacia Maraini, che si è espressa in testi politici, femministi ,d’impegno storico e sociale, rappresentati ovunque, tradotti e continuamente riproposti a distanza di anni. Da Viva l’Italia, sul brigantaggio al sud tra il 1861 e il 1865, a La donna perfetta, in cui una ragazza ingenua e innamorata finisce per morire di aborto, a Il cuore di una vergine, specchio di ipocrisie e brutture in un carcere femminile immaginario, ai tanti monologhi femminili, il registro è drammatico e spesso culmina in finali tragici. Ciò che colpisce è l’intensità, la forza della scrittura, quasi la drammaturga volesse liberare dalla gabbia della pagina la parola, che da scritta deve farsi viva in palcoscenico. La Maraini si è del resto cimentata in teatro a tutto tondo,nel 1973 fondando insieme a Maricla Boggio e altri il teatro de La Maddalena, per la cui compagnia ha scritto a quattro mani con l’attrice Prudencia Molero l’atto unico Suor Juana, altro personaggio di grande complessità, e ancora prima, nel 1966, creando, insieme ad Alberto Moravia, Enzo Siciliano ed altri intellettuali, la Compagnia del Porcospino. In quel piccolo spazio nel cuore di Roma, di cui era un habitué anche Pasolini, gli scrittori si confrontavano, si scambiavano idee e rappresentavano i propri e gli altrui testi. Un battesimo eccellente per Dacia, per la quale il dialogo e lo scambio con gli altri è sempre stato fondamentale, a disposizione della macchina teatrale a trecentosessanta gradi, a volte sarta a volte regista (di Alberto Moravia nel suo La vita è gioco ad esempio). Il suo Stravaganza, riguardante cinque malati di mente all’indomani della legge Basaglia orfani del luogo di contenzione dove finiranno per tornare, ha interessato Federico Fellini, mentre con Piera Degli Esposti l’operazione è stata inversa a quella consueta e il vissuto dall’attrice è finito in un libro scritto a quattro mani, poi divenuto film. Donne descritte nella loro difficile libertà accanto naturalmente a uomini: di cui la pièce tutta femminile diretta da Gabriele Marchesini nel 1977 Una casa di donne, tratteggia molte possibili tipologie maschili. Per lo stesso regista, nello spettacolo In viaggio da Itaca rappresentato al teatro Bonci di Cesena nel 2010, la Maraini ha dato vita alla sofferenza amorosa di Calipso, affrancando la ninfa dal suo personaggio di contorno e rendendola protagonista. Scorrendo la sua fortunata e generosa parabola teatrale, si scopre che l’iter marainiano segue quello della storia del teatro italiano stesso: teatrini underground e gruppi d’avanguardia negli anni Sessanta e Settanta, poi teatri e compagnie più importanti una volta passata l’onda della ricerca. Negli anni Duemila, tanto per dire, A piedi nudi, testo che fa parlare tre donne molto diverse per bocca di una sola attrice, approda al Piccolo Eliseo di Roma, e Dialogo di una prostituta con un suo cliente, scritto nel ’73, al Brancaccino, per la regia di Walter Manfrè sempre nella capitale. In contatto con varie realtà italiane (ad Arona è direttrice artistica del festival Teatro sull’Acqua), prodiga con gruppi in difficoltà (ad Antella non ha voluto i diritti per aiutare la compagnia “A tratti brevissimi”), la Maraini coniuga la passione per la scrittura con quella per la scena grazie alla sua felice capacità espressiva. Fare Teatro. 1966-2000, due volumi editi da Rizzoli raccolgono trent’anni di testi suoi, ma già nel 2012 lo stesso editore ha pubblicato Dialogo di una prostituta con un suo cliente e altre commedie, comprendente anche inediti. Il successo, come il teatro, non sopporta i tempi morti.
MICHELA TURRA vive e lavora a Bologna. Laureata in Scienze politiche con una tesi sul cinema di Antonioni, giornalista professionista, ha pubblicato sei romanzi, tre dei quali per ragazzi, e una raccolta di poesie, oltre a vari racconti e testi poetici su antologie e riviste. E’ autrice di teatro e direttrice della rivista di poesia “Le Voci della luna”. Si occupa e scrive di arte figurativa.