
Da Dopo Campoformio
Una terra
La rocca incombe ancora a precipizio.
Un tempo sulle alture
i noci strisciavano a terra
foglie di quattrocento anni, eppure
adesso il silenzio è una favola
per i vecchi che muoiono nel sole.
Le case all’ombra delle tamerici,
fra le siepi, case di girovaghi
e pescatori, pittate di bianco
(formaggio fresco su una foglia
di fico) sono cadute;
scompare adagio la gente
che non trema alle nevi dell’inverno.
Crescono giovani aspri, amare mandorle
in un tempo d’inferno, di lampi
e sorprese telluriche nell’aria
grigia che illividisce ogni città;
il sangue arde dentro i cuori straziati
dall’unghia del mostro che si torce.
Ma quale mondo apparirà
dopo la pena necessaria!
Il sogno di Costantino
La partita non è perduta, la nostra vita
non è bruciata ancora, annichilita,
disfatta, ramo secco, noce avara
che allappa nella polvere di sasso.
Tutto sembra caduto? Roma impera,
muore Venezia, il carnevale impazza?
e noi sangue italiano
pazienti a conficcare con la mano
i chiodi dentro al legno dei cuori,
volontà non corrotta da furori
in questi anni coperti di silenzio.
Essere stati vivi sarà inutile?
Non offrire la scure al nostro boia,
non cadere bruciati dalla noia,
il sangue versato servirà.
Mentre scrivo la terra è minacciata,
forze aprono voragini nel fondo
mare, dall’abisso cadono sul mondo.
Veleno, colori sfolgoranti improvvisamente
invadono la pianura,
l’uomo bruciato dalla paura
impazzisce. Questa è l’età
che ci vede vivere, sulla spiaggia
di onde paurose; ma poiché viviamo,
ancora nei pensieri abbiamo la forza
di un ultimo rigore, ancora amore
nella scatola segreta d’una stanza.
Lo Stato della Chiesa
Mai anni peggiori
di questi che noi viviamo,
né stagione più vile
coprì di rossore la fronte asciutta italiana;
cadavere fulminato
giace essa riversa sull’erba di una trazzera.
Così la sera del nostro vivere umano
quando la morte sprofonda nel fuoco della gola
e resta poca gente, sola,
a vegliare con gli occhi asciutti e a ricordare.
Da Le descrizioni in atto
Cinquantunesima descrizione in atto
(I Longobardi erano uomini)
I.
Società Generale Immobiliare.
Facciamo case. Magari la vostra.
Si possono costruire intere città
senza tradire la natura.
Costruire per noi è amare la natura.
Non certo distruggere la natura.
Così come per voi amare la natura
è desiderare una vita nel verde
tra gli alberi e sui prati.
Nei prati dove il verde si perde.
Perciò per noi un albero abbattuto
è una casa che è riuscita male.
Per questo le nostre case sono nel verde sono nella vita,
per questo le nostre case sono nella natura,
quella vera. quella di un mondo felice.
Così, forti del passato (come si dice)
faremo sempre meglio nel futuro.
Tra il verde. Per un uomo felice.
Questi sono i nostri uffici in Italia.
Abbiamo molte case per voi e
molti recapiti sparsi.
Da L’Italia sepolta sotto la neve
Premessa
Ricordo la giornata le giornate
nella città senza trasporti.
La ciminiera dei silenzio vigilava la danza delle spade
fra un angelo e il lupo della montagna.
Quel libro fa paura dice
la verità e la verità è impossibile
la verità è possibile la verità
è una bugia dei sentimenti è
un errore decapitato è la morte apparente è
il temporale senza tempo non indicato dal barometro dell’estate.
Non mi lascio tempestare
anche se ogni uccello è interferito dal fucile di un inquisitore
e io ricomincio da capo. Fa la neve.
Così scrivo un racconto qua
con tre orsi (che ballano) di pelle nera.
Una sera la navicella della vita sfuggita a una tempesta rientra e
tutto è ancora da raccontare.
Comincio a parlare in un deserto. Fa
la neve. Un odore di mele.
Dalla spada non volle mai separarsi
neanche nell’istante della morte
e questa della spada è una speranza.
**
La neve è calda come il tempo della neve.
Da una finestra in aperta campagna
il palmo della mano di un ragazzo
cerca di stringere un poco d’erba distesa sotto la neve.
Guardare è un sogno.
Quante cose avrei potuto fare se fossi stato diverso
povero passero uccello gramo
arrivato a questo punto del volo
mi rendo conto della fragilità del ramo
e ricomincio a volare.
**
È in atto la scancellazione del presente.
O del passato prossimo.
È in atto la scancellazione del passato tutto intero.
Quindi vecchio. Absolument. È in atto
la scancellazione generale si cerca di sovrapporre l’
armatura di un linguaggio comune
mimetizzato da giovane grido
un linguaggio disincantato.
Piacente primavera.
Pixies sortivano leggere.
Parte Prima
Inverni alle spalle ma quante estati lo aspettano ancora?
Riserva ogni speranza a domani
giuoca sul concreto
butta la lattina vuota. Non sentite il tuono?
L’estate comincia a declinare ma
non si affanna, riceve suoni e impara.
C’è un uomo che scrive ma la paura della vita la
paura della morte la paura della notte – le
lunghe insonnie le trascorre gridando contro la luce
che non arriva.
Il sonno intanto trascina lontano il suo carro.
Oh Bologna
calda di torri diroccate o di ombra di torri
ha il pianto delle cicale sgozzate conficcate in gola ai maceri
della pianura
città sorella alla brace alla pioggia alla pietra
cammina nel silenzio d’autunno
mentre i nobili nel casino di caccia sparano parole.
Vivrà mille anni ancora aspettando il passato
l’alba.
Parte Terza
Bruciano verdi cieli presagi sulla campagna emiliana
uomini in silenzio accendono il toscano
zingari con i carretti di legno
stendono fieno al cavallo vicino a un fuoco di rovi. Cala la sera.
A Coblenza gridano Sieg heil! e
lungo il Reno guardano Loreley
seduta sullo scoglio alta sul monte ride la giovinezza
sciogliere trecce a fiore dell’onda del Reno.
OGGI consumata dal silenzio
come la radice di un albero
sotto la terra
anch’io interrata sono la radice
senza più foglie senza il futuro più mai.
